Fenomeni Naturali Straordinari II
posted by Marianna Savarese | Novembre 19, 2020 | In Vita sul Pianeta | Articolo letto 2.861 volteIl viaggio alla scoperta dei fenomeni naturali straordinari continua
Nel primo articolo ci siamo lasciati affascinare dalle rare bellezze atmosferiche e del profondo sottosuolo, mentre oggi voglio proporvi la scoperta di alcuni incredibili fenomeni di superficie, creati dall’interazione di litosfera, idrosfera e atmosfera. Come in un museo a cielo aperto, la Natura ci regala infinite meraviglie che possiamo osservare in tempi brevi o anche più lunghi, nel continuo mutare delle sue trasformazioni.
Le Opere più colorate Montagne arcobaleno di Danxiae e la Pfeiffer Beach
Cominciamo con le opere più colorate, risultato di processi orogenetici (formazione di catene montuose) durati milioni di anni: le Montagne arcobaleno di Danxia, nella provincia cinese di Gansu. Si tratta di formazioni geologiche straordinarie per colori, forme, consistenza, dimensione e, quindi, dal sicuro impatto visivo. Ci sono voluti circa 25 milioni di anni per creare queste montagne, secondo dinamiche successive di costruzione ed erosione ad opera di fiumi, oceani, placche tettoniche ed agenti atmosferici. La prima fase, quella costruttiva, ha visto la continua deposizione di strati su strati di sedimenti minerari, tra cui l’arenaria rossa, portati sul fondo oceanico dal fiume vicino; successivamente, questa specie di torta a strati è stata compressa, letteralmente, fino a ripiegarsi più volte su sé stessa. Come è possibile? Lo scontro, lento ma costante, delle piattaforme continentali indo-australiana ed euroasiaticha ha portato alla formazione dell’arco himalayano, facendo riemergere i fondali marini stratificati e colorati. L’ultima fase, quella erosiva, è ancora in atto e consiste nella continua azione modellante di queste creste ad opera di fenomeni atmosferici, quali vento, pioggia e sole, che, in base alla consistenza e alla composizione del singolo strato, plasmano forme mozzafiato.
Restiamo in tema arcobaleno, passando però dalle montagne al mare e fermandoci su una spiaggia californiana del Big Sur, la Pfeiffer Beach, alla fine della Sycamore Canyon Road. Qui la luce del sole riflette i colori di tutti i minerali che tempestano l’arenile, creando un’immagine da film fantasy; a giocare un ruolo essenziale nella composizione della spiaggia è stata l’erosione della montagna che la sovrasta. È interessante notare come, al variare dell’inclinazione dei raggi solari, cambino anche le tonalità riflesse dalla sabbia mineraria ed in particolare dal Granato; al tramonto, infatti, la Spiaggia Arcobaleno diventa viola, rosa, lilla, con un’infinità di sfumature intermedie.
I più affascinanti fenomeni costruttivi ed erosivi
Fenomeni costruttivi o erosivi che siano, quindi, sembra evidente che il modellamento della litosfera porti ad opere grandiose e diversificate. Vediamo qualche altro esempio, meno colorato, ma altrettanto d’effetto.
Tra i processi costruttivi più affascinanti c’è sicuramente la Rosa del deserto, ovvero un agglomerato di cristalli di gesso ed impurità varie, quali granelli sabbiosi. Questo fiore roccioso di origine sedimentaria sfuma dal rosso, all’arancio, al giallo ocra e necessita di determinate condizioni ambientali e climatiche per sbocciare.
Esistono anche interi alberi di pietra, tra cui il più famoso di tutti è l’Árbol de Piedra, nel deserto del Siloli, in Bolivia. Al contrario della rosa del deserto, però, questo vegetale litico è il risultato di lenti processi erosivi operati dal vento che, servendosi dei granelli di sabbia, ha modellato e smerigliato una roccia vulcanica.
Vento e sabbia hanno firmato anche tante altre opere, tra cui il celebre Mobius Arc della Sierra Nevada, spesso fotografato di notte sotto un cielo stellato, o la cosiddetta Onda dell’Arizona, the Wave, scavata nella rossa e dorata arenaria Navajo del Giurassico. Per chi ama i paesaggi notturni, invece, consiglio il Sahara egiziano, ed in particolare il Deserto Bianco (Sahara el Beyda) dove, nelle notti di Luna, sembra di trovarsi nel bel mezzo del mare del nord. Le candide rocce calcaree e gessose che lo ricoprono, infatti, grazie alla minuziosa azione erosiva del vento, sembrano blocchi di ghiaccio galleggiante.
Cambiamo artista e ammiriamo le opere modellate dall’acqua piovana, come la Foresta di pietra degli Tsingy di Bemaraha, in Madagascar. Nella riserva dell’Ankarana ci sono intere distese di pinnacoli, guglie e lame taglienti che ospitano una grande biodiversità ed in particolare i bellissimi Lemuri Sifaka. Si tratta di formazioni calcaree rimaste sommerse dal mare per circa 200 milioni di anni e poi, una volta emerse, corrose e plasmate dalle piogge acide per altri 5 milioni di anni. La loro particolarità deriva da una combinazione di erosione superficiale e sotterranea, un po’ come i fenomeni carsici che conosciamo in Italia, ma molto più in grande.
Immaginate, ora, cosa potrebbe fare il continuo scorrimento dell’acqua che si scava il suo percorso, modificandolo pian piano ogni giorno. Sì, parlo dei fiumi, ma per vedere i risultati più incredibili di questi cantieri perpetui dobbiamo cercarne di molto vecchi, per questo vi propongo il tracciato del fiume San Juan che attraversa il Colorado sud-occidentale. Un alveo profondo 300m, un canyon, ormai, composto da 16 strati di strutture geologiche di cui la più antica ha almeno 300 milioni di anni. Uno spettacolo incredibile.
Tutti pensiamo ai laghi come a bacini di acqua cheta, ma non per questo dobbiamo credere che non ci sia attività erosiva o modellante. Nelle acque azzurre del lago Carrera, nella Patagonia cilena, sorge la Marble Cathedral, o Cattedrale di Marmo, con le sue bianche caverne scolpite nella roccia; le pareti portano i segni di 6000 anni di erosione delle onde del lago, come fossero antichi graffiti o affreschi bellissimi.
E se il lavoro corrosivo dell’acqua fosse continuo ma irregolare? Se fossero le onde del mare, magari con l’aiuto del vento, a modellare strutture dall’aspetto meraviglioso? Qui di esempi ce ne sono davvero tanti, per cui mi limito giusto a elencarvi qualche nome: il Brimstone Slot Canyon in Utah, dalle gole strette levigate; il Colorado Plateau, oggi un altopiano dalle forme spettacolari, 60 milioni di anni fa il fondo dell’oceano; l’Old Man of Hoy, in Scozia, un faraglione alto 137 metri e largo al massimo 27, composto da rocce di circa 370 milioni di anni. Una galleria di sculture, infine, la si trova sulla costa di Yehliu, in Taiwan, piena di tantissime rocce dalle forme bizzarre che ne ispirano i nomi: testa di drago, candele marine, scarpa di fata…
E se a questo punto vi dicessi che non tutte le rocce restano ferme a farsi modellare? Al di là di eventuali movimenti improvvisi, quali smottamenti o frane, esistono delle vere e proprie pietre mobili: le sailing stones di Racetrack Playa, in California. Immaginate rocce di varie dimensioni e peso che, nel bel mezzo di un deserto (un ex lago della Valle della Morte), si spostano di pochi metri o anche di interi chilometri, lasciando scie ben definite come traccia del loro passaggio. Come è possibile? Considerate che per decenni non si è avuta alcuna spiegazione logica, mentre oggi sappiamo che si tratta di un fenomeno analogo a quello che avviene nell’artico: il vento sposta intere lastre di ghiaccio che a loro volta spingono le rocce che incontrano sul loro tragitto. Questo è possibile grazie alla riduzione di attrito che si manifesta in presenza di terreno molto arido che, a seguito di piogge invernali e basse temperature, si impregna d’acqua formando fango e ghiaccio spesso 3-6mm (abbastanza sottile da rompersi e abbastanza spesso da spingere una roccia). Trattandosi di un deserto fangoso, le forti escursioni termiche contribuiscono a rendere il substrato perfetto per lo slittamento dei blocchi di pietra che, quindi, lo percorrono liberamente.
Anche sott’acqua si assiste a fenomeni naturali straordinari quali, ad esempio, l’aggregazione di sedimenti marini in enormi sfere rocciose di circa 3 metri di diametro; il processo di formazione è lento, molto simile a quello delle perle. Forse meno preziose di queste ultime, ma sicuramente molto più affascinanti, le Sfere di Moeraki si spiaggiano in alcune zone costiere della Nuova Zelanda, regalandoci immagini surreali. Sono state paragonate ad enormi uova aliene, ma vedendo qualche foto e tenendo conto dell’ambiente, a me hanno fatto pensare ad una pista per le biglie dei giganti. La loro caratteristica più interessante, comunque, è sicuramente la loro età: alcune di queste sfere, infatti, si è cominciata a formare diversi milioni di anni fa!
Passiamo velocemente per lo specchio più grande del mondo, il Salar de Uyuni in Bolivia, caratteristico per l’apparente fusione di cielo e terra in un paesaggio desertico senza prospettiva, e terminiamo il nostro viaggio con i fenomeni naturali più effimeri, quelli gelati.
Le strutture che assume l’acqua allo stato solido sono tantissime ed una più incredibile dell’altra, basta guardare i fiocchi di neve; eppure capita di sorprenderci maggiormente nel ritrovare schemi conosciuti in posti inaspettati. Nel Mar Glaciale Artico, per esempio, a circa -22°C, spuntano dall’acqua migliaia di fiori di ghiaccio! Questi non sono altro che imperfezioni degli strati superficiali ghiacciati, ma l’effetto che regalano è surreale: una fioritura primaverile nei mari del nord. L’ultima opera della natura che voglio presentarvi sono le bolle ghiacciate di metano, intrappolate sotto lastre di ghiaccio dei laghi alle più alte latitudini e persino in alcune zone del Mare del Nord. Poiché, però, queste bolle di gas si formano a seguito della decomposizione della materia organica presente sui fondali, approfondiremo l’argomento con il prossimo articolo sui fenomeni naturali straordinari…di origine biologica.
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Marianna Savarese
Presentarmi come una Naturalista, prima ancora di specificare il mio nome, è oramai una mia inguaribile usanza distintiva. Sono Marianna Savarese, classe ’91, laureata con lode in Gestione e Tutela del Territorio e delle Risorse Naturali, nata e cresciuta nella bellissima Napoli. Ho sempre saputo quale fosse la mia strada: conoscere e proteggere l’Ambiente. Parallelamente agli studi universitari ho partecipato, e partecipo tutt’ora, a numerose attività di ricerca scientifica in campo; ho collaboro con l'Istituto di Gestione della Fauna con attività di monitoraggio e censimento utili per la stesura di VIA e VAS, per la riqualificazione ambientale e la tutela delle risorse naturali. Dal 2013 ho cominciato a specializzarmi nel competitivo campo degli studi ornitologici, mediante tecniche di cattura e inanellamento a scopo scientifico, presso un sito Natura2000/SIC/ZPS/Ramsar in provincia di Caserta e, ancora oggi, continuo prendendo parte a progetti di biomonitoraggio nazionali e internazionali. A seguito di incarichi come guida naturalistica ed esperto ambientale in progetti scolastici, mi sono molto avvicinata alla delicata sfera della divulgazione scientifica e dell’educazione ambientale; qui posso trasmettere l’entusiasmo e l’interesse che mi caratterizzano. Sono stata responsabile provinciale del settore Educazione della LIPU di Napoli e guida naturalistica esperta del Real Orto Botanico di Napoli. Ora vivo a Milano, ma spesso mi muovo tra Europa ed Africa come Tour leader di viaggi naturalistici.
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