La fine del viaggio
posted by Claudio Di Manao | Novembre 23, 2020 | In Dimmi del Mare | Articolo letto 1.858 volteViaggiare al tempo della Pandemia
Viaggiare non sarà più lo stesso dopo la pandemia, ma questo periodo di pausa potrebbe portare a delle riflessioni e a delle svolte decisive. Se solo sappiamo cogliere l’occasione.
Le crisi socio economiche e il viaggiare nel mondo

Filippine
La prima volta accadde immediatamente dopo l’11 settembre. I cieli divennero insolitamente vuoti e silenziosi. Il turismo, settore in cui lavoravo in Egitto, subì uno shock. Ma durò poco. Il colpo più grave, meno drammatico ma costante nel tempo, fu quello della crisi del 2008, quando le banche, con il magheggio dei derivati, gettarono il mondo in una profonda crisi. La gente non aveva smesso di viaggiare, gli arei solcavano ancora il cielo sul Mar Rosso, ma portavano un turismo diverso, un turismo meno consapevole, con i soldi contati. Il mercato si stava appiattendo sul nuovo scenario economico seguendo un processo già avviato da tempo: il trasporto aereo di massa.
Nel 1995, Sir Stelios Haji-Ioannou, fondatore di Easy Jet, aveva esposto il concetto con estrema chiarezza: “Voglio che chi non ha mai considerato di prendere un aereo cominci a farlo”. Proveniente da una famiglia di armatori, era stato contattato dalla Virgin Atlantic di Richard Branson come potenziale investitore. Sir Stelios aveva studiato a fondo il modello di business della South West, la prima compagnia aerea low cost nel mondo, ma che operava solo nel territorio degli Stati Uniti. Lauda e Ryanair già esistevano, ma il modello vincente divenne quello di Easy Jet. Un modello che Ryanair, la compagnia low cost internazionale più grande del mondo, ha sostanzialmente copiato, tagliando ‘i fronzoli’. Per fronzoli Mr. O’Leary, CEO di Ryanair, intendeva il servizio a bordo, il bagaglio a mano e contratti equi per dipendenti. La macchina era ormai inarrestabile, non poteva fermarla neanche Sir Haji-Ioannou, il fondatore di Easy Jet. Ma andiamo con ordine: innanzitutto viaggiare in aereo aveva smesso di esser un lusso. Se nel 1980 un volo per New York equivaleva a un mese di stipendio di un dirigente d’azienda, già nel 2005 corrispondeva a dieci giorni di lavoro per un impiegato appena assunto. Senza parlare delle offerte verso le destinazioni turistiche: per un abitante di Manchester una settimana full inclusive alle Baleari costava meno di un week-end a Londra. Probabilmente gli costava meno che restare a casa facendo la spesa tutti i giorni. L’ impatto sull’ambiente continuava ad aumentare. Uso il passato perché il calo del settore, in questo momento, è oltre l’immaginabile.

Londra
viaggiare e l’ambiente
Nel 2019 hanno viaggiato in aereo 4,5 miliardi di passeggeri, più della metà della popolazione globale. Il costo, in termini di emissioni di CO₂, è stato di 915 milioni di tonnellate, pari al 2% di tutte le emissioni globali. Di queste emissioni l’80% sono imputabili ai voli su distanze superiori ai 1.500 chilometri. All’interno del settore dei trasporti gli aerei contribuivano globalmente al 12% delle emissioni. Una percentuale piccola, se paragonata al 70% rilasciato nell’atmosfera dal traffico gommato. Eppure alcuni dati sui consumi kilometro/passeggero sembrano favorire l’automobile. Ma i consumi aerei, va detto, contengono variabili che possono trarre in inganno e che si prestano facilmente a manipolazioni. Una volta giunto in quota, il consumo di carburante per passeggero di un aereo diventa infinitamente più basso di quello di una Panda. Tuttavia, un viaggio aereo lungo non è necessariamente più vantaggioso in termini di consumi: c’è da tener conto del peso del carburante che, per essere alzarsi da terra e raggiungere la quota e la velocità di crociera, richiede consumi stratosferici. Il parametro adottato per i confronti è spesso quello dei 1.500 chilometri, dove vince l’automobile per consumo/passeggero. Vince di circa il doppio. Quasi di quattro volte, secondo alcuni studi. Resta un fatto, sul quale c’è poco da discutere: in termini economici i costi sono sempre spaventosamente a favore del trasporto aereo. Anche rispetto al treno. È così che le low-cost ci hanno distolti dai treni e dalle nostre automobili. Soprattutto dai treni: nel mondo, fra tutti i mezzi, i treni hanno la carbon footprint più bassa in assoluto, lo 0,5% delle emissioni totali.

Miami
L’abbassamento dei costi dei voli, anche grazie alle agevolazioni sul carburante avio, aveva dato impulso ad un altro fenomeno: il turismo di massa. Di 4,5 miliardi di passeggeri, oltre il miliardo e mezzo erano turisti. Abbiamo approfittato tutti, in un modo o nell’altro, di qualche offerta stracciata verso una destinazione di cui non si sa nulla, io ho scoperto così quel piccolo gioiello che è Minorca, per esempio. Allo stesso tempo, come molti altri, avevo preso ad evitare le capitali, soprattutto nei periodi di vacanze canoniche. Proprio per evitare le folle. Folle che si riversavano nelle piazze rinascimentali, medievali o barocche, spesso inconsapevoli di passeggiare in musei a cielo aperto. Folle che si aspettavano un Burger King e uno Starbucks Coffee ad ogni angolo del mondo. Folle restie al farsi sorprendere dai falafel fritti in una strada del Cairo, quanto da una pizzetta bianca (quella cosa che fuori mura chiamano focaccia) con dentro la mortadella, servita calda da un panettiere di Roma. I selfisti sequestravano i monumenti, intasavano i vicoli, le strade dello struscio e i bagni pubblici di ogni città d’arte. Li conoscevo, erano quelli che in Mar Rosso davano da mangiare ai pesci, nonostante fosse tassativamente vietato, e che dopo una settimana a Sharm el Sheikh avevano visto essenzialmente il Pacha e la piscina dell’albergo senza aver mai messo una maschera o semplicemente il naso sott’acqua.

Singapore
A Barcellona, cinque anni fa, mi ritrovai in mezzo a una manifestazione. Davanti al municipio, armate di tamburi e fischietti, centinaia di persone protestavano contro quelli che, non capendo il Catalano, li stavano fotografando divertiti: i turisti come me. Più che altro ce l’avevano col governo. Volevano essere tutelati dall’aumento dei prezzi e dallo stravolgimento del tessuto civile e logistico in centro città. I franchising, a cominciare dalle firme e per finire con i vari Starbucks Coffe, avevano letteralmente sloggiato i negozietti di quartiere, quelli che vendevano le biro, la crema da barba, le teste d’aglio per far posto ai negozi di souvenir. Dove prima c’era un piccolo supermercato s’era insediata una casa di moda e i proprietari degli appartamenti preferivano affittare con Air B&B piuttosto che ai residenti. Le poche abitazioni disponibili per un contratto di affitto a lungo termine raggiungevano prezzi inaccessibili. Si sentivano sbattuti fuori dal quartiere in cui erano nati e dove intendevano continuare a vivere. La stessa identica lamentela l’avevo già sentita, almeno trent’anni prima, a Venezia. Le immagini di pesci e meduse nei canali durante il lock-down ci hanno commosso, lasciandoci sperare in una svolta decisiva, ma il mondo non sembra intenzionato a risolvere la questione ambiente e non sembra avere un piano su come affrontarla, visto che non ce l’ha neanche sulla pandemia.

Aeroporto di Miami
La Shell, invece, sta esplorando il futuro dei fossili. Ha postato su Twitter sotto forma di sondaggio: ‘Cosa sei disposto a cambiare per ridurre le emissioni?’. Hanno partecipato, alla data in cui scrivo, in 7.350. Le persone che hanno risposto sembrano più propense ad acquistare una macchina elettrica o a rivolgersi alle fonti rinnovabili di energia, che a rinunciare ai viaggi aerei. Ovviamente quello della Shell non è un semplice sondaggio, ma un’astuta operazione di marketing e di condizionamento: se non puoi rinunciare a qualcosa che consuma petrolio devi fare i conti con la tua debolezza. Tanto più che negli Stati Uniti i treni, il mezzo col minor impatto ambientale, sono la cenerentola dei trasporti. Sono i viaggi arei, dunque, una delle cose cui rinuncerebbe meno del 6% delle persone che hanno partecipato al sondaggio. Verrebbe da pensare che le compagnie petrolifere controllino le maggiori low-cost. Curiosamente non è così i pacchetti azionari delle compagnie low-cost sono per lo più in mano a banche e fondi d’investimento, non dei petrolieri. E il sogno di un trasporto aereo elettrico non sembra più neanche lontano.
Ce l’ha nel cassetto il fondatore di Easy Jet, sempre lui, quello che non riuscì a fermare la crescita smisurata della sua stessa compagnia. Ci provò davvero. Nel 2010 Sir Stelios Haji-Ioannou si scagliò contro gli altri soci e chiese, senza successo, la rimozione dell’amministratore delegato, il quale insisteva sull’acquisto di un centinaio di Airbus. Se l’avessero ascoltato, probabilmente Easy Jet oggi non subirebbe tutta la gravità del grounding che sta affrontando. Easy Jet è la compagnia aerea con meno emissioni/passeggero nel mondo, ma vuole andare oltre: sogna il trasporto aereo elettrico. Per realizzarlo s’è rivolta a Wright Electric, una start up californiana, finanziandola. L’obiettivo è quello di mettere in linea di produzione i primi aerei passeggeri a propulsione elettrica per il 2023. Si tratterebbe, in realtà, di una propulsione mista. Il rapporto peso/energia volge ancora mostruosamente a vantaggio dei carburanti tradizionali e non delle batterie.

Aeroporto di Miami
Sicuramente si tornerà a volare e a viaggiare, ma i guru delle previsioni sembrano a corto di nuovi scenari. Un suggerimento è arrivato dalla direzione più impensata. Oddur Eysteinn Friðriksso è un artista islandese che ha inventato di sana pianta ed ha lanciato una nuova compagnia aerea. Ha offerto biglietti aerei gratis ai fan e agli iscritti, promettendo spazio a bordo, prezzi stracciati e voli Covid per le persone che risultino positive in aeroporto grazie al personale di bordo immunizzato e ammettendo a bordo altri passeggeri che lo hanno avuto. Tra i vari extra, oltrepassando ironicamente le pretese di Ryanair, la carta igienica e il giubbotto salvagente. Il fatto è che molti gli hanno creduto, e più di un dirigente del settore si è trovato spiazzato. Spiazzato soprattutto dal fulcro del nuovo modello di business: “saranno in gran parte gli alberghi a pagare per i vostri voli” afferma MOM air (questo il nome della compagnia fantasma) “Invece di pagare tour operator e piattaforme online, gli albergatori pagheranno noi per portarvi da loro”. Uno scenario più che plausibile visto che per il 2020 si prevede un calo di almeno il 60% di tutto il traffico aereo.
Per ora le sicurezze sul futuro del turismo arrivano da un’altra parte: i viaggi a piedi, in bici, in canoa, e in barca a vela nel 2020 hanno già raccolto innumerevoli adepti. La consapevolezza dell’efficacia del social distancing ha fatto riscoprire in un esercito di viaggiatori lo stile slow, e un contatto più stretto con la natura. Agli amanti degli affollamenti resterà un’espressione imbronciata nel guardare un Ponte Carlo a Praga, o una Time Square praticamente deserti. La situazione probabilmente resterà così a lungo. Nel 2019 l’unica preoccupazione delle compagnie aeree era di non riuscire a far fronte alla richiesta in forte crescita. Un settore che nel 2019 dava da mangiare a più di 80 milioni di persone. In quanto al petrolio, quello esce ormai da ogni foro del pianeta. Questo malgrado Bill Gates e la totalità delle riviste scientifiche già dal 2015 ci mettevano in guardia su una pandemia imminente e sulla completa inadeguatezza dei piani governativi per contrastarla. A guardarlo bene, questa volta, il silenzio irreale nei cieli non è uno shock. È una domanda. Una domanda precisa.
- https://www.atag.org/facts-figures.html
- https://www.corriere.it/cronache/18_dicembre_12/aerei-46-miliardi-passeggeri-2019-raddoppiati-10-anni-c1510a94-fdf2-11e8-b61a-f85bb96fc14f.shtml
- http://www.federturismo.it/it/i-servizi/osservatorio-turismo/report/507-osservatorio-turismo/report-osservatorio/9487-report-i-numeri-del-turismo-internazionale-speciale-unwto.html
- https://www.bbc.com/news/av/uk-47991377
- https://www.unwto.org/global-and-regional-tourism-performance
- https://www.wired.it/lifestyle/mobilita/2019/03/06/compagnie-aeree-inquinamento-2020/?refresh_ce=
- https://www.flightglobal.com/programmes/easyjet-electric-aircraft-partner-aims-to-fly-engine-in-2023/136456.article
- https://edition.cnn.com/travel/article/mom-air-spoof-airline/index.html
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Claudio Di Manao
In una tipica mattinata caraibica dei primi anni '90 l’ex consulente finanziario ed immobiliare Claudio Di Manao, tra ventagli di mare blu, barracuda ed altri pescetti colorati rinasce alla subacquea. Non solo decide subito di ricominciare ad immergersi: vuole diventare istruttore, il che gli sembra un'ottima scusa per esercitare professionalmente la sua attività preferita: il vagabondaggio in paesi caldi. Dopo anni di ‘divemasterato’ in Scozia, Inghilterra, Messico e Caraibi diventa istruttore nel 1996 a Grand Cayman. Per una serie di motivi che non è mai stato in grado di spiegare, Claudio Di Manao si reca a Sharm el Sheikh, in Egitto e ci resta per ben undici anni. L'ambiente surreale di Sharm el Sheikh gli suggerisce di scrivere 'Figli di Una Shamandura', il suo primo libro che diventa un Cult. Ovviamente non l’avrebbe mai immaginato. Gli viene offerto di collaborare con importanti portali come GoRedSea. Inizia a lavorare come free-lance e non solo nella subacquea. Nel 2008 realizza Tra Cielo e Mare, rubrica per la Radio Svizzera e viene invitato a scrivere testi e sceneggiature di documentari. In questo campione della sua carriera, cioè adesso, collabora regolarmente con: AlertDiver , il magazine del DAN, Diver Alert Network, con il Corriere del Ticino, quotidiano svizzero di Lingua Italiana e con ScubaZone, il magazine subacqueo in Italiano più letto e più scaricato nella storia della subacquea e, come potete constatare, con imperialbulldog.com.
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